Un'ex-isola felice

Marce di protesta sulla Sunset Boulevard a Los Angeles e a San Francisco dopo la vittoria del sì al referendum sulla messa al bando delle nozze gay in California. I matrimoni omosessuali tornano dunque fuorilegge nello Stato più popoloso dell'Unione, che non di rado serve da modello per il resto degli Stati Uniti. Approvando con una percentuale di oltre il 52% la cosidetta proposta numero 8, i californiani hanno sancito per la seconda volta in pochi anni che le nozze sono una unione tra un uomo e una donna, rimettendo in dubbio la legalità di migliaia di matrimoni omosex celebrati negli ultimi quattro mesi e mezzo. Attualmente i matrimoni omosessuali sono autorizzati solo in Massachusetts, da diversi anni, e nel Connecticut, da pochi mesi. Altri due referendum sui matrimoni tra persone dello stesso sesso sono stati vinti dai fautori del no alle unioni gay e lesbiche in Florida e in Arizona, ma in questi due Stati si è trattato di decisioni scontate (Ap)

2 opinioni:

Aloha Tribe ha detto...

Sarei stato inizialmente molto indeciso su cosa votare. Precisiamo 2 cose. In California, anche se non si possono sposare dopo il referendum di ieri, hanno comunque riconosciuti i diritti di coppia.
Personalmente credo che il matrimonio sia un istituzione che sia da attribuire solo ad un'unione fra uomo e donna. In ogni caso, il matrimonio civile è sostanzialmente un contratto di estrema importanza per il quale 2 persone scelgono di impegnarsi a vivere la vita assieme. Di conseguenza, senza coinvolgere istituti come adozione o altro, credo avrei votato in maniera favorevole. Di conseguenza, mi spiace che abbiano bocciato il referendum. Preferisco estendere dei diritti che limitarli. Le persone valgono come tali, come persone.

Andrea ha detto...

"senza coinvolgere istituti come adozione o altro"
...questo credo sia un grosso problema, e per come la vedo io insormontabile.
Chi sta da una parte non vuole (e non può, secondo me) accettare che le unioni gay siamo equiparate al matrimonio, ma chi sta dall'altra non accetta di essere considerato "diverso".