Ferrovie abbandonate


Leggevo qualche giorno fa di un'associazione, l'Associazione Italiana Greenways. E' una onlus formata da appassionati, docenti universitari e rappresentanti di enti parco che si impegna a sostenere la conoscenza e lo sviluppo delle greenways, che genericamente possiamo raccogliere in piste ciclabili, pedonabili, strisce verdi e parchi urbani, territori connessi tra loro per ottenere benefici ecologici.
L'associazione tra le altre cose sostiene il progetto Ferrovie abbandonate, il cui fine è conservare la memoria dei tracciati ferroviari non più utilizzati esistenti in Italia.
Sul sito del progetto vengono catalogati tutti i vecchi percorsi ferroviari locali e, ove possibile, ne riportano foto e immagini. Così puoi vedere binari arrugginiti che si perdono nella vegetazione, o lingue di asfalto solcate da biciclette che ne ripercorrono l'antico tracciato.
Ed è appunto così che ho potuto finalmente guardare con i miei occhi la famosa Rezzato-Vobarno, la storica linea che tanto farebbe comodo adesso a pendolari e studenti. Dove adesso pedaliamo, una volta transitava il trenino.
A vedere le foto storiche e l'attuale situazione viene un po' di nostalgia. Bellissima è la ciclabile adesso, ma altrettanto bello sarebbe stato avere questo trenino.
Così cercando qua e là, ho trovato qualche appassionato che ha postato su Picasa un intero album che sovrappone passato e presente. Se vi capita di darci un occhio, eccolo qua.

Her morning elegance

Ombrello cinese


Può un ombrello cinese aiutare a trovare posto a sedere su un autobus? La risposta è assolutamente si. Solitamente prima della Wuhrer è una vana speranza trovare un sedile libero sulla 3 delle 18.30, mentre stasera già in viale Piave me ne stavo bello comodo al calduccio.
Tutto è nato alla fermata di via XX Settembre, quando ho visto avvicinarsi un ragazzo pakistano che procedeva con molta difficoltà, preso a controllare il suo ombrellino impazzito per via del vento. Un bel ombrellino rosa, di quelli piccoli, da borsa, ma tremendamente fragili, specialmente se devono contrastare folate d'aria un po' più sostenute del normale. La pioggia scendeva in tutte le direzioni, e poi c'era questo vento freddo che batteva in faccia. Il ragazzo, approfittando di un momento di calma del suo ombrellino, mi si avvicina per chiedere se l'autobus era già passato. Gli rispondo, tranquillizzandolo sul fatto che mancava ancora qualche minuto. Non avevo ancora finito di parlare che l'ombrellino rosa aveva già ripreso il suo girare vorticosamente, fino a cedere definitivamente, spezzato a metà.
Il ragazzo era sotto la pioggia, spiazzato da questo ombrellino. Mi dà le spalle, non potevo tirarmi indietro, ho allargato il braccio, l'ombrello di C2 basta e avanza per due persone. Lui si volta, sorpreso, allunga il passo fino al cassonetto, butta via il suo e torna sotto con me. Cominciamo a parlare; così lui scopre che l'ombrello a me lo dà la ditta, a differenza del suo, pagato 5 euro, che lui definisce "cinese" (e probabilmente lo era). Devo dire che i cinesi hanno proprio una pessima fama anche fuori dai confini italici.
Poche parole per conoscerci, quanto basta, in attesa che arrivi l'autobus. Quindi, saliamo sulla 3 e, vista la calca, ognuno va per la sua strada. Verso viale Piave riesco a ad avvicinarmi al ragazzo che sta preparandosi a scendere, mi fa cenno di prendere il posto che si è liberato e ci salutiamo.
Nella nostra breve chiacchierata ho scoperto dove lavora, dove vive, ma non gli ho chiesto il nome!